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Terapia dei Sistemi Familiari Interni: il lavoro con le parti

2022-07-22 16:25

Dott.ssa Denjse Veneziano

Terapia dei Sistemi Familiari Interni: il lavoro con le parti

“Immagina la tua mente come una casa con diverse stanze, in ogni stanza vive un inquilino… Qualcuno è arrivato molto tempo fa, qualcun altro invece pi

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“Immagina la tua mente come una casa con diverse stanze, in ogni stanza vive un inquilino… Qualcuno è arrivato molto tempo fa, qualcun altro invece più recentemente. Qualcuno lo apprezziamo, qualcun altro è l’ospite indesiderato e vorremmo mandarlo via…”

Il lavoro con le parti si postula dall’idea che la mente è come un mosaico, non può essere pensata come un unico sé, ma dall’insieme di più “menti”. Inizialmente, questo lavoro veniva associato in particolare nei casi clinici di disturbo dissociativo, solo successivamente divenne un lavoro trasversale, ovvero quando la parola “parti” volle significare che una persona è composta da molteplicità e che ognuna di queste racchiudesse un aspetto specifico di sé. 

 

Le neuroscienze confermarono questa visione. In particolare, M. Gazzaniga aveva dimostrato che la mente fosse suddivisa in moduli con funzionamento semiautonomo e che ognuno di essi fosse fondamentale. Proprio a tal proposito, nel suo libro Il cervello sociale, affermò l’esistenza letterale di diversi sé che non necessariamente agiscono nella stessa direzione.

 

Da queste idee, si formularono lavori clinici che includevano l’intero sistema interno, aiutando così ad esplorare le varie parti e a prendersi cura di esse. 

Quando nascono le parti? E perché? 

Le parti nascono quando, nel percorso di vita, si incontrano situazioni di incertezza che non sono riparate. Onno van der Hart & al. ipotizzarono il modello della dissociazione strutturale, suddividendo in due macrocategorie il funzionamento interno: le parti che proseguono con la vita di tutti giorni (quelle che hanno scopi ed obiettivi) dalle parti emotive (quelle che vivono i momenti di difficoltà e insicurezze e che sono bloccate in quel dato momento, anche se il tempo scorre). 

Terapia dei Sistemi Familiari Interni

Tra i diversi modelli che lavorano su questa linea di pensiero, Richard Schwartz fu il fondatore della Terapia dei Sistemi Familiari Interni (IFS). Il sunto alla base è che la mente lavora proprio come una famiglia e che ciascun membro ha delle proprie caratteristiche; il cambiamento di una sola parte, influenza l’intero sistema.

 

Da sottolineare è che nell’IFS ogni parte è ben distinta, ha le proprie fragilità e le proprie risorse, la propria storia di nascita e vissuti con significati ben precisi. Perciò, in ognuno di noi possono esistere parti più divertenti, sensibili, avventurose, sagge, autocritiche, ferite ecc... Seppur di difficile comprensione nella loro modalità d’azione, le parti sono nate con lo scopo di proteggere il sé. 

 

La terapia IFS suddivide le parti in tre categorie: 

-       Manager, tengono sotto controllo le emozioni ed evitano di sovraccaricare il sistema interno (in genere sono le parti giudicanti, riservate, perfezioniste, ossessive, fobiche ecc…);

-       Vigili del fuoco, non allontanano il dolore emotivo ma agiscono in modo dirompente anche se cercano di “spegnere” il sistema (sono quelli dai comportamenti impulsivi: bevono, giocano, fanno esercizio fisico estremo ecc…);

-       Esuli, quelli messi da parte perché contengono il dolore, le sensazioni corporee e le emozioni più difficili da tollerare. Sono le parti che hanno vissuto i momenti più difficili e che non sono stati riparati in alcun modo o in modo funzionale. Allo stesso tempo, gli esuli, sono quelli più creativi, romantici e che ricercano intimità; in altre parole, sono quelli capaci di profondità. Soffocarli sarebbe controproducente.

 

In terapia, con questo modello teorico di base, si mira a identificare e accettare le varie parti tra di loro. Così da creare un equilibrio interno che aiuterà a bilanciare il lavoro dei Manager a quello dei Pompieri, permettendo agli Esiliati di non stare nell’ombra, ma di essere accolti. 

 

In altre parole, un lavoro clinico di questo tipo è importante per conoscere quelle parti di noi che sono risorse e che ci permettono di affrontare situazioni che richiedono degli sforzi emotivi importanti, ma anche per accogliere quelle parti che in apparenza sono spiacevoli e non accettiamo ma che fin ora hanno avuto un ruolo importante di protezione. 

Il sé è come un direttore d’orchestra che coordina tutte le parti affinché funzionino in modo armonico, come in una sinfonia […]. 

                                                                                                                  Bessell Van der Kolk


Bibliografia 

  • C. Forgash, M. Copeley (2008). EMDR e EGO STATE THERAPY. Il trattamento del trauma e della dissociazione. Milano,Edizioni FS.
  • G. Liotti, B. Farina (2011). Sviluppi traumatici. Eziopatogenesi, clinica e terapia della dimensione dissociativa. Milano, Raffaello Cortina Editore. 
  • B. Van Der Kolk (2015). Il corpo accusa il colpo. Mente, corpo e cervello nell’elaborazione delle memorie traumatiche. Milano, Raffaello Cortina Editore.